domenica 31 maggio 2009

venerdì 29 maggio 2009

Due domande ai candidati rettore: resoconto dell’incontro con il Prof. Alberto Del Bimbo, professore ordinario

Il Prof. Alberto Del Bimbo prende le mosse da una lunga riflessione sul problema della dispersione amministrativa in Ateneo, presentando le linee guida di una riorganizzazione finalizzata al miglioramento della qualità, in vista di un buon posizionamento nazionale riguardo alle quote di finanziamento assegnate in modalità premiale. Sul problema del reclutamento in generale, l'opinione di Del Bimbo è che non può essere garantito che il futuro dei ricercatori precari sia necessariamente nello stesso ateneo. Tuttavia ciò che ha la massima importanza è che vi sia la massima chiarezza nel rapporto con università, che non deve essere un rapporto con un singolo docente ma con una struttura; e che quindi comporta necessariamente un’accurata pianificazione del reclutamento da parte dei dipartimenti. A questo proposito Del Bimbo ritiene che si potrebbe introdurre un sistema di incentivi ai dipartimenti in base alla carriera che permettono di sviluppare ai loro membri. Nell’immediato (e con riferimento alle priorità per i prossimi anni), Del Bimbo si affida a considerazioni generali relative ai pensionamenti dei prossimi anni, che non lasciano intuire nessuna possibilità di una seria campagna di reclutamento prima del 2011. Fanno eccezione alcuni casi particolarmente urgenti, che tuttavia Del Bimbo non individua tra i giovani ricercatori precari, ma piuttosto in altre tre categorie: a) i tecnici amministrativi precari vincitori di concorso; b) gli idonei a passaggio di fascia, con idoneità in scadenza; c) l’eventuale copertura di carenze di servizio sanitario, dovuta a pensionamenti nella Facoltà di Medicina. Riguardo alla didattica (con riferimento al ruolo dei docenti precari), l'opinione del candidato è che essa sia anzitutto sovradimensionata. Deve essere ridotta (anche se non necessariamente in modo sostanziale), soprattutto in relazione alla proliferazione di corsi di laurea, nonché al fatto che il suo sviluppo ha avuto poca attenzione alle necessità degli studenti e ai bisogni della società. Il reclutamento di docenti non strutturati dovrebbe essere assegnato in modalità prevalente agli assegnisti di ricerca, che dispongono di competenze verificate all'interno di un gruppo di lavoro. Si dovrebbe in ogni caso trattare di una didattica esclusivamente complementare, corrispondente tipicamente a un corso in una laurea specialistica; ciò che invece deve essere un obbligo sarebbe l'attività di tutorship, cruciale date le competenze degli assegnisti. In ogni caso sono da rifiutare esperienze azzardate di reclutamento come molte recenti, caratterizzate da scarsa qualità. Il meccanismo chiave dovrebbe essere il vincolo della disponibilità di risorse alla qualità: riguardo alla didattica potrebbero essere utilizzati anche parametri specifici di valutazione della qualità. Un ultimo punto da menzionare è la partecipazione dei docenti a contratto alle decisioni relative alla didattica. Del Bimbo ritiene che si tratti di membri a tutti gli effetti, che devono disporre anche di diritto di voto; riguardo a questo punto si potrebbe prendere in esame un cambio di statuto di Ateneo. Per il candidato è inoltre inaccettabile la possibilità che vengano svolti corsi gratuiti, anche perché in molti casi si presuppone che corrispondano ad altri tipi di scambi non trasparenti. Dovranno essere introdotti dei minimi, rapportati a un determinato valore orario in relazione all'attività svolta. Il candidato sottolinea inoltre come abbia inserito nel suo programma, ancora prima dell'incontro, la presenza di rappresentanti di non strutturati all'interno del senato accademico, così come nei dipartimenti e nei consigli di facoltà.

(incontro tenutosi mercoledì 6 Maggio presso la Facoltà di Ingegneria)

Due domande ai candidati rettore: resoconto dell’incontro con il Prof. Guido Chelazzi, Prorettore alla ricerca scientifica

Il Prof. Chelazzi è molto stupito dallo scenario presentato dalla nostra rappresentanza relativamente alla situazione delle docenze a contratto, e sottolinea la necessità di rivedere il contratto in alcune sue parti nella direzione di una maggiore tutela e rispetto. Non condivide l’uso massiccio della docenza a contratto e sottolinea la necessità di una sua diminuzione e di una sua rivisitazione. Lui considera la docenza a contratto strettamente legata all’attività di ricerca e quindi esclude di usufruire di questo strumento come mezzo per tenere in piedi corsi di laurea dove non ci sono sufficienti risorse per la didattica. In quel caso dovrà essere ristretta l’offerta formativa, anche mediante la soppressione di corsi di laurea. La docenza a contratto deve nascere dalla necessità di affidare a qualcuno (ricercatore precario con specifiche professionalità) un corso legato alle sue attività di ricerca. Considera inammissibile che i corsi siano gratuiti o sottopagati, la docenza a contratto deve rientrare in una precisa programmazione delle risorse economiche e non deve essere merce di scambio. Si mostra favorevole a una rappresentanza per i docenti e ricercatori precari, nonché favorevole a un futuro regolare tavolo di consultazione. Riguardo alle politiche per il reclutamento, Chelazzi sottolinea la necessità di un cambio di rotta nell’assegnazione dei futuri posti. Ritiene necessaria una programmazione logica di come assegnare le poche risorse a disposizione nei prossimi anni, nell’ipotesi di un’uscita dal blocco dovuto alla condizione di ateneo “non virtuoso”. A questo proposito prefigura una scenario di scarse possibilità di reclutamento: poche decine di unità nel corso di un periodo di vari anni. Osserva che tuttavia queste poche risorse devono arrivare nei settori dove servono e anche tenendo conto di punti di merito, dopo un’accurata programmazione. La programmazione deve essere limpida e tutti ne devono poter venire a conoscenza, assicurando quindi la massima trasparenza nella programmazione delle carriere dei giovani precari. Tuttavia osserva anche come sia impossibile destinare tutte le risorse soltanto al reclutamento di nuovi ricercatori. Il prof. Chelazzi infine ritiene necessaria una rivisitazione dei contratti di ricerca precari, in vista dell’adozione di una forma unica di contratto. Prevede inoltre lo sblocco del minimo fisso per l’assegno di ricerca, che dovrà poi prevedere scatti di stipendio per anzianità e merito.

(incontro tenutosi martedì 12 Maggio presso il Rettorato a Piazza San Marco)

Due domande ai candidati rettore: resoconto dell’incontro con il Prof. Sandro Rogari, Prorettore alla didattica

Il Prof. Sandro Rogari afferma di essersi sempre battuto per una giusta retribuzione delle docenze a contratto; garantisce che nel caso di una sua elezione e nell’ambito delle disponibilità di bilancio si attiverà per proseguire su tale linea. E’ favorevole ad una rappresentanza dei docenti precari limitatamente ai consigli di corso di laurea e di dipartimento, e all’estensione ai precari di tutti i diritti e le agevolazioni esistenti per i docenti strutturati. Sostiene tuttavia che le docenze esterne vadano progressivamente diminuite, in maniera da poter dare maggiori tutele a chi rimarrà ed in tal modo innalzare la qualità della didattica. Per quanto riguarda l’aspetto del reclutamento, dopo aver fornito un quadro non incoraggiante della situazione dell’ateneo, afferma che la priorità per il reclutamento dovrà decisamente essere data ai giovani ricercatori. A questo proposito, oltre alle normali procedure, propone eventualmente l’assunzione di ricercatori a tempo determinato per periodi di sei anni (3+3), in prospettiva di una vera e propria successiva immissione in ruolo.

(incontro tenutosi martedì 12 Maggio presso il Rettorato a Piazza San Marco)

martedì 26 maggio 2009

Due domande ai candidati rettore: risposta del Prof. Alberto Tesi

Come ho già avuto occasione di dire il problema del precariato della docenza, che negli ultimi anni  ha assunto proporzioni enormi specialmente in alcune aree, trae la sua origine dalla riforma degli ordinamenti degli studi universitari secondo il DM/509 che ha portato ad un'offerta formativa fortemente sovra-dimensionata rispetto alla disponibilità di docenza strutturata dell'Ateneo. Fino ad allora, l'utilizzo di professori a contratto, ad eccezione di alcuni casi speciali, era stato limitato ad attività di tipo integrativo a sostegno di insegnamenti curriculari, svolta spesso anche da studiosi illustri provenienti da altri paesi. 

Sono convinto che,  differentemente dal passato, l'offerta formativa dell'Ateneo  debba essere progettata in modo commisurato alla disponibilità di docenza strutturata. Fra l'altro questa va valutata con riferimento ad un orizzonte temporale almeno triennale, tenendo conto dei vigenti requisiti ministeriali di qualità e richiedendo un carico didattico congruo al personale docente strutturato che tenga conto dei diversi ruoli. Questo porterà una ulteriore riduzione dell'offerta formativa attuale e  un utilizzo della docenza esterna, anche  attraverso contratti di tipo pluriennale per assicurare stabilità dei percorsi formativi, limitato a specifiche situazioni e tipologie di docenza (copertura in insegnamenti curriculari vacanti, attività didattica integrativa, obbligo di docenza esterna in alcuni settori,  ...).

A tali docenti, che devono comunque avere un'alta qualificazione dal punto di vista universitario, dovranno essere garantiti, per la durata del contratto, servizi analoghi a quelli dei docenti strutturati, compresa la disponibilità di un posto ufficio per poter espletare al meglio l'attività di ricevimento studenti. Ritengo che tali contratti devono essere retribuiti, tenendo conto delle diverse  tipologie di docenza e compatibilmente con la disponibilità di risorse. Per quanto riguarda la rappresentanza, lo statuto attuale prevede la partecipazione dei titolari di contratto di insegnamento alle sedute dei consigli di corso di laurea. Penso tuttavia che il problema della rappresentanza  vada rivisto in un quadro complessivo che tenga conto anche dei precari della ricerca. Infine, in merito al reclutamento occorre sviluppare una analisi accurata della situazione complessiva del precariato in Ateneo, i cui risultati dovranno essere tenuti in conto al fine di arrivare ad una seria programmazione delle risorse di personale docente su un lungo periodo, che permetta di metter a punto qualche meccanismo di raccordo e di riequilibrio fra le diverse aree.

Codiali saluti,

Alberto Tesi

mercoledì 20 maggio 2009

Due domande ai candidati rettore: risposta del Prof. Paolo Caretti

Prima di rispondere alle due specifiche domande, è necessaria una breve premessa. Il problema del precariato nel campo della docenza ha assunto proporzioni quantitative abnormi per due ragioni concomitanti. La prima è rappresentata da un'espansione dell'offerta formativa che non ha tenuto conto della effettiva capacità del personale docente strutturato di farsene direttamente carico. La seconda è rappresentata da un quadro normartivo incerto circa il numero di ore minimo che ciascun docente strutturato è tenuto a fare e dall'assenza di un serio meccanismo di controllo sull'adempimento degli obblighi didattici. La conseguenza di tutto ciò è stata la trsformazione dei contratti di docenza da strumenti eccezionali e integrativi dell'insegnamento nelle varie materie in strumenti ordinari e sostitutivi della doicenza che dovrebbe spettare al personale strutturato.
La prima linea da seguire mi pare dunque quella di riportare ad un livello fisiologico il precariato della docenza, mediante una ulteriore riduzione dell'offerta formativa e un più intenso e razionale impiego del personale docente strutturato. In secondo luogo è necesario limitare la docenza precaria solo ad esperti esterni di chiara fama o a personale non strutturato, ma che abbia alle spalle un qualche rapporto con l'Università (conseguimento di un dottorato e/o titolarità di un assegno di ricerca).
A tali soggetti  deve essere riconosciuta la possibilità di fruire, temporaneamente, di tutti i servizi predisposti per i docenti strutturati. Quanto al problema della rappresentanza, non vedo la possibilità di una rappresentanza stabile nei vari organi, tenuto conto della natura in ogni caso temporanea dei contratti di docenza (indipendentemente dalla loro durata); semmai si può pensare ad una loro convocazione alle riunioni dei consigli di facoltà in occasione della discussione del manifesto dell'offerta formativa. Quanto alla retribuzione, ritengo, che compatibilmente con la disponibilità di risorse i contratti di insegnameto debbano essere retribuiti come avveniva in passato. Quanto infine al reclutamento esso deve essere parte della programmazione generale del personale docente e seguirne i criteri. 
A presto,
Paolo Caretti

martedì 19 maggio 2009

Elezione del Rettore dell’Università degli Studi di Firenze: due domande ai candidati

La pubblicazione sulla pagina web dei docenti precari Unifi del comunicato stampa del 14 maggio u.s., in cui si evidenziava la scarsa conoscenza della condizione lavorativa dei docenti-ricercatori precari e la mancanza nei programmi dei singoli candidati di proposte precise in merito, ha suscitato notevole interesse presso il personale a contratto, gli studenti ed il personale strutturato che giornalmente lavora al fianco dei colleghi precari.

Da più parti il Coordinamento Docenti Precari Unifi è stato sollecitato a fornire maggiori e dettagliate indicazioni sulle posizioni dei diversi candidati a rettore.

Consapevoli della difficoltà a sintetizzare in poche righe i contenuti espressi nel corso degli incontri avvenuti nelle ultime settimane e onde evitare di attribuire ai candidati considerazioni inesatte o incomplete, rivolgiamo nuovamente, sotto forma di lettera aperta, due puntuali interrogativi a chi si è candidato a “rappresentare l’Università e svolgere funzioni generali di governo, di impulso, di indirizzo e di coordinamento” (art. 12 dello Statuto dell’Università degli Studi di Firenze http://www.unifi.it/CMpro-v-p-5068.html).

 

In qualità di futuro rettore dell’Ateneo fiorentino:

 

1. Quali sono le sue considerazioni in merito a quanto segue:

- i docenti a contratto assumono le stesse mansioni didattiche di un professore strutturato (Regolamento concernente la disciplina dei professori a contratto http://www.unifi.it/bu/11_2004/dr_896_04.html), pur non partecipando alla vita democratica dell’istituzione, neanche in forma di rappresentanza, e non usufruendo dei servizi di Ateneo garantiti al personale docente strutturato, al personale tecnico-amministrativo, ai collaboratori ed esperti linguistici e agli studenti;

- il personale docente dell’ateneo fiorentino è composto da 2.271 docenti-ricercatori strutturati e da 1.544 docenti a contratto, ovvero il 40% della docenza si fonda sul precariato (fonte MIUR statistica 2007);

- a partire dal prossimo anno accademico i corsi universitari affidati a docenti esterni saranno esclusivamente a titolo gratuito, nel disprezzo manifesto dell’articolo 36 della costituzione della Repubblica Italiana (http://www.senato.it/istituzione/29375/131289/131314/131316/articolo.htm). Una tale situazione segnerà il definitivo allontanamento di coloro che dopo anni di precariato nella ricerca e nella docenza subiscono oggi l’ulteriore umiliazione di dover sottoscrivere un contratto gratuito. L’interruzione della continuità didattica e la promozione degli affidamenti in un’ottica di scambio di favori tra università e professionisti (a nostro giudizio eticamente scorretto) andrà a totale svantaggio della qualità della didattica e dell’indipendenza della ricerca;

- ad oggi, la soluzione proposta dall’Ateneo per la problematica della docenza precaria, consiste nella cancellazione di alcuni corsi e nella riduzione del numero di ore di insegnamento di altri corsi, con un taglio del 20% a fronte del mantenimento dei crediti formativi attribuiti al curriculum dello studente!

 

2. Nel caso di una sua elezione a rettore dell’Ateneo di Firenze, ai fini di una tutela della qualità della didattica, quale impegno si sente di assumere pubblicamente relativamente a:

- riconoscimento di giuste retribuzioni e contratti di docenza, di durata almeno triennale, che consentano la continuità didattica e il recupero dei tempi di preparazione e aggiornamento necessari per l’organizzazione di un corso universitario, a fronte dell’impegno e della professionalità delle prestazioni svolte a servizio di Ateneo da parte dei docenti-ricercatori precari;

- adozione di un serio piano di reclutamento del personale docente con una maggiore attenzione nella valutazione del percorso precario e proposte relative alle necessarie modifiche concernenti la disciplina della docenza a contratto (diritti oltre che doveri!) dei vari regolamenti di Ateneo (didattica, personale docente, gestione e sviluppo risorse umane, ecc.) e di Facoltà, volte a garantire il rispetto delle finalità e dei diritti fondamentali che lo statuto di Ateneo fa propri, attraverso strumenti strutturali a medio e lungo termine;

- rappresentanza presso i diversi organi di governo (Senato Accademico, Consiglio di Amministrazione di Ateneo, Consigli e Giunte di Facoltà, Consigli e Giunte di Dipartimento, ecc.) al fine di consentire ai docenti esterni la partecipazione alla vita democratica delle istituzioni presso le quali operano;

- possibilità di accesso dei professori a contratto ai fondi di ricerca finalizzato ad impedire una separazione netta tra ricerca e docenza.

 

Il Coordinamento docenti precari Unifi invita i candidati a rettore a trasmettere le proprie opinioni ed iniziative in merito entro mercoledì 27 maggio p.v.

Le risposte verranno pubblicate sulla pagina web dei docenti precari Unifi.

 

Coordinamento docenti precari Unifi

lunedì 18 maggio 2009

UNIVERSITÀ DI FIRENZE: LE PRIORITÀ DELLA FLC-CGIL FIRENZE

Dal comunicato stampa, redatto in occasione dell'incontro con i candidati alla carica di rettore tenutosi il 18 maggio 2009, visibile integralmente alla pagina http://www.firenze.cgil.it/2009/universita.htm, riportiamo un estratto relativo alle problematiche del precariato:

Il reclutamento e il precariato sono oggi la questione principale.

• L’Ateneo deve procedere mediante una chiara e trasparente programmazione delle risorse indicando il budget destinato al reclutamento e individuando criteri condivisi per l’attribuzione di personale (docente e tecnico/amministrativo) alle diverse strutture. E’ necessario nella programmazione ristabilire un corretto equilibrio tra il personale docente e tecnico/amministrativo per garantire la funzionalità dei servizi, perseguendo l’indicatore nazionale del rapporto 1 a 0,9.

Per quanto riguarda il personale docente la programmazione deve, nei prossimi anni, privilegiare il reclutamento dei ricercatori rispetto alle carriere (Firenze è l’unico tra gli Atenei medio-grandi ad avere più ordinari che ricercatori), salvo settori ritenuti in particolare difficoltà o con precise specificità.

• La presenza di personale precario ha assunto proporzioni enormi: il numero di ricercatori e docenti con contratti precari (assegni di ricerca, borse, prestazioni d’opera, docenti a contratto, ricercatori a tempo determinato) è superiore a quello dei docenti di ruolo. 

La FLC CGIL richiede un tavolo specifico per affrontare le problematiche del personale precario impiegato nelle attività di docenza e ricerca. Insieme alla riflessione sul reclutamento e la programmazione è d’obbligo avviare una ricognizione sulle professionalità espresse in questi anni dall’Ateneo, ricostruendo innanzitutto un’anagrafe delle professionalità. E’ necessario individuare gli strumenti per ridurre l’abuso di personale a basso costo, cercando di incentivare la costruzione di percorsi che favoriscano l’omogeneità di trattamento e la riconduzione verso un unico rapporto di lavoro subordinato. E’ necessario estendere alcuni diritti fondamentali, non solo sul piano del trattamento economico e normativo, ma anche in relazione alla partecipazione agli organi di governo dell’Ateneo.

• L’affidamento di docenze ad esterni, inizialmente previsto per professionalità estremamente specifiche, si è esteso a dismisura, senza che fossero chiariti i diritti, i doveri e le condizioni economiche e normative, arrivando al paradosso di prevedere docenze gratuite.

La CGIL non accetta che vengano meno le elementari norme del codice civile, insegnare all’Università deve essere un’attività alta e qualificata e non può essere certo offerta a volontari, né può esistere prestazione di lavoro in assenza di corrispettivo. Pertanto è necessario affrontare con urgenza il problema, prevedendo in prospettiva un ridimensionamento delle docenze a contratto e predisponendo da subito un regolamento apposito che individui le condizione economiche e normative di questa specifica prestazione d’opera (come previsto in altri atenei) […]


La FLC-CGIL di Firenze

domenica 17 maggio 2009

LA DEMOLIZIONE DELL'UNIVERSITA' PUBBLICA

Professori universitari, presidi di facoltà, rettori di ateneo, tutti dovremmo provare vergogna. Stiamo assistendo, senza alcun moto significativo di contrasto, alla demolizione dell’università pubblica. La finanziaria di Tremonti ha tagliato come non mai le spese per l’istruzione ma abbiamo al massimo balbettato. Di fronte alla nostra inazione la Gelmini, di cui è ignota la competenza in qualsiasi campo, riesce ora ad apparire con relativa facilità come radicale innovatrice. 
Si sapeva bene anche prima della Gelmini che l’università versava in una condizione che sarebbe presto diventata disastrosa. La moltiplicazione delle sedi universitarie e dei corsi di laurea aveva ingigantito le spese, la moltiplicazione dei posti a professore ordinario invece che di ricercatore aveva ristretto il reclutamento di nuove forze: l’invecchiamento della classe insegnante sembra la caricatura dell’invecchiamento della popolazione italiana.
La classe dirigente di centrosinistra ha fatto poco o niente per fronteggiare l’emergenza e più d’una volta l’ha incrementata. Il centrodestra l’ha affrontata alla sua maniera: ha brutalmente chiuso le fonti di finanziamento. Affronto qui per ora solo il lato della didattica. Ormai i corsi universitari sono in buona parte affidati a professori a contratto. Col nuovo regime questo sarà a titolo gratuito. Alcuni degli interessati si consolano con la prospettiva di conservare così il posto in fila per i nuovi concorsi. Ma la didattica è qui per tradizione poco valutata, e la speranza di nuovi concorsi è sempre più infondata. 
Il lavoro gratuito è il nuovo orizzonte dell’economia moderna. Finora pareva limitato ad ambiti circoscritti, ma la dilatazione forzosa dell’apprendistato, la diffusione degli stage hanno ampliato a dismisura una nuova regola del mercato del lavoro: se qualcuno ti da un lavoro purchessia devi essergli così grato da lavorare anche gratis. Non c’è a questo nuovo stato di fatto alcuna giustificazione teorica: è il mero prodotto dei rapporti di forza nel mercato del lavoro. Rapporti così svantaggiosi da vanificare il peso contrattuale di chi ha la disgrazia di avere solo la disponibilità al lavoro. 
La condizione attuale dei professori a contratto gratuito mette in evidenza tre punti. Il primo: la nuova invenzione si allarga dal lavoro non qualificato al lavoro qualificato. Il secondo: se per il lavoro non qualificato il periodo di gratuità può essere ancora considerato provvisorio (ma rischia di essere sempre meno vero), per il lavoro qualificato nell’istruzione la condizione di gratuità è ora assoluta e definitiva: ontologica. Che cosa si contratta in un contratto a titolo gratuito? Il terzo: il soggetto attivo non è l’imprenditore privato ma l’ente pubblico preposto alla trasmissione della cultura e della scienza. In un mercato dove tutto ha un suo prezzo (almeno così ci dicono) il lavoro di chi trasmette conoscenza non merita stipendio: non vale niente.
Marx aveva fondato la critica dello sfruttamento sulla base della duplice natura della forza-lavoro: il capitalista ne paga il valore di scambio (il suo prezzo sul mercato) ma ne impiega il valore d’uso e si appropria del suo prodotto, il plusvalore. L’elasticità di questo sistema contemplava che il lavoro potesse essere pagato di più o di meno (di solito il meno possibile) ma nessun classico - da Smith e Ricardo a Stuart Mill e Keynes, fino ai monetaristi più accaniti - si sarebbe mai sognato di stabilire che il lavoro, impiegato nel suo valore d’uso, deve essere annichilito nel suo valore di scambio e quindi non essere pagato. 
Se invece l’ente pubblico stabilisce come principio la gratuità del lavoro nell’insegnamento ciò significa la rinuncia volontaria alla sua riproduzione. La cosa va presa sul serio. Forse è meglio dirlo in modo ancora più chiaro: il centrodestra vuole fare terra bruciata dell’istruzione pubblica. Ora che ha il vento in poppa vuole approfittare dell’occasione irripetibile: cancellare le generazioni che ritiene pericolose nell’insegnamento, interrompere la loro riproduzione e nel nuovo spazio reso vuoto introdurre una nuova generazione di educatori allevati a brioches e Mediaset.
Il lavoro non pagato una volta generava scioperi. Ma ciò presupponeva saldezza collettiva. I docenti a contratto gratuito non sono e non sanno essere forza collettiva. Sono una moltitudine di individui separati, ognuno ricattato nel chiuso della sua condizione personale, incline a ritenere possibile un’uscita individuale dalla propria difficoltà, indotto a pensare che la rivolta sia il mezzo peggiore per riuscirvi. Sono, in una parola, senza difesa.
Ma i loro maestri non sono così sguarniti. Professori, presidi, rettori hanno stipendi, stanno andando in pensione, e neanche Tremonti potrà sottrargliela. Hanno uno status sociale robusto, alcuni di loro sono autori conosciuti, godono di stima generale. Ma nella massima parte stanno zitti. C’è in questo un lato disumano: come possono assistere immobili e in silenzio a una prassi ministeriale, grigia e implacabile, che spenge le speranze dei loro allievi? Perfino durante la guerra la riproduzione della classe docente veniva assicurata come risorsa irrinunciabile. Come possono tacere di fronte alla cancellazione di chi si è formato nell’esercizio della critica e alla sua sostituzione con schiere di docili consumatori dell’immaginario televisivo?

Pancho Pardi

giovedì 14 maggio 2009

COMUNICATO STAMPA: Oltre i limiti della decenza. Senza i precari l’università chiude i battenti


I docenti-ricercatori precari incontrano i candidati rettore: ‘’Troppi corsi di laurea, vanno chiusi’’.
 
I docenti-ricercatori precari dell’ateneo di Firenze hanno completato la serie dei confronti con i candidati rettore. Scarsa la conoscenza da parte dei candidati della condizione lavorativa dei docenti-ricercatori precari, che del resto traspariva già dai programmi di candidatura. I programmi trattano superficialmente il problema del precariato, sottacendo le cifre (in molte facoltà ad un docente strutturato corrisponde un docente esterno, come dimostrano anche i dati MIUR), e propongono soluzioni non attuabili stanti i tagli della finanziaria di Tremonti e la condizione ‘non virtuosa’ dell’ateneo fiorentino; non prefigurano inoltre alcuna programmazione di reclutamento.
Anche le docenze esterne a titolo gratuito non costituiscono un argomento di riflessione dei candidati: dal prossimo anno centinaia di corsi saranno affidati a ricercatori-docenti che terranno lezione, riceveranno gli studenti e presiederanno le commissioni di esame, pur essendo privi dei diritti fondamentali dei lavoratori (retribuzione, rappresentanza, previdenza). Se ai candidati rettore non sta particolarmente a cuore la qualità della didattica, che non è certo assicurata dalla gratuità del lavoro, sorte migliore non è riservata alla qualità della ricerca, affidata quasi per intero ai medesimi intermittenti che svolgono la docenza.
L’auspicio è che a fine campagna i candidati rettore, preso atto del disagio denunciato dai precari, propongano soluzioni accettabili e dignitose per centinaia di lavoratori esterni che da anni hanno consentito la sopravvivenza del sistema universitario.
 
I docenti-ricercatori atipici evidenziano infine che, alla luce dei pensionamenti e del blocco delle assunzioni, l’università ricorrerà massicciamente all’appalto della didattica e della ricerca. E che la competenza costruita negli anni da ciascuno di loro è insostituibile. Senza questi precari l’università è destinata a chiudere i battenti.
 
Coordinamento Docenti Precari Unifi

martedì 5 maggio 2009

Incostituzionalità dei contratti di docenza

Come approvato dal CdA dell’Ateneo di Firenze nella seduta del 17 dicembre scorso, i corsi universitari affidati a docenti esterni da quest’anno saranno esclusivamente a titolo gratuito, conformemente a quanto previsto dalla L. 230/2005, art.1, c. 10 (legge Moratti), recepito dal D.M. del luglio 2008. È stato pubblicato nelle ultime ore l’ “Avviso di vacanza di insegnamenti relativi ai corsi” della facoltà di Architettura di Firenze ( http://www.arch.unifi.it/CMpro-v-p-190.html ): 230 (duecentotrenta!) corsi saranno affidati a professori precari che, a costo zero per l’istituzione, si assumeranno il carico della didattica ex-cathedra, del ricevimento degli studenti e degli esami di profitto. Centinaia di corsi universitari affidati a docenti esterni privi dei diritti fondamentali dei lavoratori, tra i quali, non ultima, la retribuzione in relazione al lavoro svolto (non è peregrino ricordare l’art. 36 della Costituzione: «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa»); inutile soffermarsi sul diritto mancato alle ferie retribuite, alla previdenza, all’assistenza, alla maternità.... È inaccettabile che un ente pubblico applichi regole che disattendono pienamente il testo fondativo della repubblica che, come è noto, avrebbe dovuto essere democratica e fondata sul lavoro; non fondata sul prestigio, o sulla rendita di posizione, unica contropartita ai contratti di lavoro gratuito. Negli atenei italiani il contingente dei docenti a contratto, al cui interno militano ricercatori dai curriculum esemplari, oltrepassa le 60.000 unità (fonte: MIUR Statistica): nella logica di esternalizzazione della ricerca e della docenza, intrapresa dall’università italiana, e alla luce del disegno di legge elaborato nelle ultime settimane, detto anche ‘’stèrmina-precari’’ (http://cnu.cineca.it/notizie06/ddl_bozza_2_aprileii.pdf), ci si chiede quale futuro è offerto a decine di migliaia di lavoratori cui sono riservati contratti di lavoro stipulati dall’istituzione pubblica nel disprezzo manifesto dei principi della Costituzione.       
Ilaria Agostini