domenica 22 novembre 2009
venerdì 20 novembre 2009
martedì 17 novembre 2009
martedì 3 novembre 2009
CONVOCAZIONE ASSEMBLEA DOCENTI E RICERCATORI PRECARI UNIFI
Riprendere la parola, rilanciare il movimento
sabato 31 ottobre 2009
venerdì 30 ottobre 2009
RISPOSTA AL MESSAGGIO DI SALUTO DEL RETTORE USCENTE
Le centinaia di docenti a contratto dell'Ateneo fiorentino La ringraziano vivamente per l'attenzione loro riservata nel Suo messaggio di saluto,
Cordiali saluti
--
Coordinamento docenti precari Unifi
docentiprecariunifi@gmail.com
http://docentiprecariunifi.
Da: <augusto.marinelli@unifi.
Date: 28 ottobre 2009 13.56
Oggetto: Messaggio di saluto
A: personale-l@unifi.it
A conclusione del mio mandato di Rettore desidero rivolgere un
cordiale saluto a tutto il personale dell'ateneo, docenti e
tecnici-amministrativi, ai membri degli organi di governo, di
valutazione e di controllo, ai dirigenti, al direttore amministrativo,
ai prorettori e ai delegati, con il più vivo ringraziamento per
l'impegno profuso in questi anni e per la collaborazione instaurata a
beneficio dell'ateneo, convinto che la nostra Università ha nel suo
capitale umano il patrimonio più prezioso, che permetterà di
affrontare le sfide sempre nuove della qualità e del confronto
internazionale.
Con viva cordialità e auguri di buon lavoro.
Augusto Marinelli
martedì 20 ottobre 2009
lunedì 19 ottobre 2009
giovedì 8 ottobre 2009
lunedì 5 ottobre 2009
venerdì 25 settembre 2009
giovedì 24 settembre 2009
lunedì 7 settembre 2009
Università - LA PRECARIETÀ ACCADEMICA, OVVERO IL GIOCO DEL SILENZIO
di Ilaria Agostini, ricercatrice-docente precariaÈ legittimo chiedersi perché in Italia i precari, forza numericamente rilevante, assorbano in silenzio i colpi impietosi loro inferti da un sistema lavorativo che, qualche decennio fa, avrebbe procurato notti insonni a datori di lavoro, privati o pubblici, a imprenditori o rettori. Il fenomeno dei lavori a termine conosce, nell'ambiente universitario, dove peraltro ha dimensioni dilaganti, la sua massima espressione di afasia: al ricercatore-docente avventizio, con mansioni da "adulto", ma status di "giovane" individuo non ancora accolto dalla comunità, è precluso l'ascolto e la parola. Non sente la voce ufficiale dell'istituzione che lo esclude, più per consuetudine che per legge, dalle assise accademiche e dalla vita "democratica" di ateneo, adducendo a motivo la intrinseca inafferrabilità della categoria precaria. Anche la voce sindacale, cui il lavoratore disagiato è tradizionalmente sensibile, è flebile: i sindacati stentano ancora ad accettare tanta perversione in un territorio da sempre off-limits.
Il lavoratore provvisorio non sente il richiamo del branco, che non esiste. Il temporaneo della ricerca e della docenza universitaria non è un animale gregario, si mantiene su posizioni di autismo culturale; individuo solingo in un ecosistema ostile, si concentra sulla propria sorte e ricama su se stesso. I colleghi li ritiene competitori diretti, a maggior ragione se precari anch'essi; anzi, più il lavoratore è instabile, più teme i suoi simili. L'unico riferimento esterno è, per il ricercatore avventizio, il professore-madre.
Il rapporto filiale tra professore e allievo, premessa indispensabile alla comprensione del fenomeno, merita qui un approfondimento. Seguiamolo dalla nascita. Il professore individua nella popolazione studentesca un soggetto in cui, per affinità impalpabili, riconosce la propensione alla prosecuzione della scuola; lo tiene sott'occhio, gli propone la tesi, lo segue fino alla laurea; lo sostiene come candidato dottorando: sono così posti i fondamenti della subordinazione diretta del giovane al professore. L'individuo "analogo" accede al corso di dottorato, ed ha una borsa per tre anni. È la metamorfosi: il precario esce dal bozzolo; inizia il percorso di precariato vero e proprio, costituito da una sequenza di assegni e borse, di premi e concessioni. Si manifestano ora, acuti, i segni della dipendenza, alimentati dalla promessa di una prossima (ma mai troppo) dipartita dell'individuo anziano che consentirebbe "automaticamente" l'accesso ai ruoli del giovane: mors mea, vita tua. Per inciso, è in questa fase che, nella contraddizione tra la natura pubblica dell'università e l'aspirazione personale alla discendenza culturale, si rende evidente la labilità, nell'accademia, del limite tra pubblico e privato. Ma di questo non tratteremo.
Il comportamento del ricercatore caduco, date le premesse, è fortemente condizionato dai desiderata, anche inespressi, del professore-madre e dai suoi stili di vita. Lo imita. Se il professore è poco sociale e dedica tempi lunghi alla ricerca in laboratorio o in biblioteca, il precario, per analogia, non partecipa alla vita collettiva della società di cui, nonostante tutte le ritrosie, pure fa parte. E, sempre per analogia, mantiene il silenzio. Ma - e qui risiede l'interesse del caso in esame - se il professore pratica invece vita sociale, sforando nei casi più estremi nella politica attiva, il precario anziché seguire le orme del prof-madre, inaspettatamente ne disconosce l'autorità su tale versante comportamentale e insiste nel non professare sociabilità. Le motivazioni sono molteplici e complesse, ma possiamo riassumerle in due filoni principali:
1) la finitezza delle risorse a disposizione dell'individuo più giovane: il lavoratore avventizio, multifunzionale per natura, esercita la propria provvisorietà in molti campi ed è perciò poco propenso a disperdere energie e ad impegnarsi in attività sociali, sindacali o politiche che non gli garantiscano direttamente la sopravvivenza economica. Risultato: meglio astenersi, non c'è né forza né tempo.
2) la fugacità dell'esistenza lavorativa del temporaneo (e della sua esistenza in vitatout court): l'intermittente adotta perciò comportamenti mimetici, non si espone, non eccelle mai, sa che ogni mossa falsa può renderlo riconoscibile e designarlo come vittima ad un predatore, o all'individuo amico che ne dispone vita e morte. Ancora una volta tace.
Infine, un'ulteriore causa dell'afonìa del lavoratore sporadico è ravvisabile nel controllo esercitato su di esso dai suoi simili: la diffidenza gli è costantemente dimostrata dai colleghi decidui che mai sono favorevoli allo scatto in avanti del singolo, al grido di sdegno, alla manifestazione di consapevolezza, allo strappo nella tela, e sempre invece animati da un sentimento misto di paura e vergogna. Paura per caducità; vergogna per sottostima indotta («se non ce l'ho fatta, è colpa mia...» è il refrain del non-assunto).
Il silenzio, in sintesi, si configura come risultato di pratiche individuali - ma estese capillarmente a tutta la popolazione precaria - di autocensura, autorepressione e autosegregazione, determinanti l'astensione di forze vitali dalla vita socio-politica di un paese che, è evidente, ne soffre la mancanza.
Non è facile individuare una soluzione al mutismo generazionale, se un governo (prima o poi) non dimostrerà la volontà di ridimensionare il fenomeno dei contratti creativi. Nell'attesa di tempi migliori, da parte dei lavoratori afasici sarà necessario acquisire consapevolezza delle condizioni di lavoro premoderne (non diremo schiavistiche per non offendere gli animi più sensibili) cui sono sottoposti, condizioni che tolgono diritti fondamentali a chi lavora, e che sanciscono una frattura sociale inaccettabile: da una parte i privilegiati (gli "strutturati") con tutele e scatti stipendiali legiferati, e dall'altra i dannati, i free-lance senza protezione. La presa di coscienza sul piano dei diritti dovrà affiancarsi ad una rilettura disincantata dell'impalcatura di privilegi che avviluppa il sistema universitario, cui l'avventizio (già cripto-barone) aspira ad accedere, privo del desiderio di apportarvi modifiche. Senza questo esercizio critico l'istituzione non potrà risanarsi, autoriproducendosi anzi nelle sue deformità o, se è possibile immaginarlo, acuendole.
Consapevolezza dei diritti e critica dei privilegi, su questi punti è necessario operare per avere un lavoro dignitoso, per non insegnare più gratis, per dare continuità alla ricerca. Per poter parlare.
(7 settembre 2009)
sabato 5 settembre 2009
CARI COLLEGHI, E' ORA DELLA RIVOLTA SOLIDALE
di Francesco Pardi Senato, Commissione Affari Costituzionali - 05 settembre 2009
Appello a tutti i docenti
Cari colleghi della scuola e dell’università,
il nuovo anno scolastico si apre all’insegna di una prospettiva drammatica: la rovina della scuola pubblica. Le scelte di Tremonti hanno sprecato soldi per i fini più assurdi, come la tassa invisibile che ogni cittadino pagherà per l’inutile operazione Alitalia, ma hanno impoverito di colpo in una misura finora sconosciuta l’istruzione e la ricerca. E la ministra Gelmini, priva di qualsiasi competenza in materia ma saldamente ostile alla scuola pubblica, detta le regole per il nuovo sistema di riconoscimento del merito. Materia che conosce bene al contrario, avendo preferito migrare a Reggio Calabria per sostenere l’esame di stato.
Ma prima ancora che sulle riforme discutibili è necessario pronunciarsi sulla condizione dei nostri colleghi precari. Il nuovo anno si apre con la cacciata di decine di migliaia di insegnanti, l’impoverimento delle scuole, la diffusione irresistibile del lavoro gratuito nell’università. Le regole del mercato funzionano solo per i manager: stipendi altissimi e liquidazioni principesche. Agli insegnanti il mercato impone miseria e lavoro non retribuito.
I presidi costretti a recitare il ruolo di manager senza fondi, i rettori che devono vendere i beni immobiliari delle università, i responsabili della ricerca rimasti senza finanziamenti non hanno niente da dire? I docenti che hanno uno stipendio e avranno una pensione possono considerare i colleghi precari che si incatenano per protesta solo come testimoni di esasperazione passeggera?
Ma soprattutto come possiamo tutti tollerare una china che presto impedirà la trasmissione della conoscenza e della cultura? Come possiamo assistere senza un gesto alla chiusura della carriera anche degli allievi più meritevoli?
Bisogna riscoprire la solidarietà. Per coloro che si trovano senza lavoro e senza stipendio, sotto ricatto e privi di sicurezza, lottare è più che mai difficile. E chi è più indicato a difenderli se non i loro colleghi più garantiti? Anche i politici dell’opposizione devono impegnarsi a fondo, ma la vanificazione del ruolo del Parlamento indebolisce la loro azione nelle assemblee elettive e deve indurli a essere più presenti nella società. E’ necessario l’impegno di tutti a difendere e garantire l’autonomia del pensiero critico e la libertà di ricerca. Se si rinuncia ora, presto potrebbe essere troppo tardi.
venerdì 24 luglio 2009
lunedì 20 luglio 2009
Lettera dei precari università all’on. Mariastella GELMINI
venerdì 17 luglio 2009
CONVOCAZIONE ASSEMBLEA DI COORDINAMENTO DOCENTI PRECARI UNIFI
mercoledì 15 luglio 2009
lunedì 13 luglio 2009
martedì 7 luglio 2009
mercoledì 24 giugno 2009
giovedì 11 giugno 2009
È nato il Coordinamento Precari dell’Università della FLC Cgil
mercoledì 3 giugno 2009
domenica 31 maggio 2009
venerdì 29 maggio 2009
Due domande ai candidati rettore: resoconto dell’incontro con il Prof. Alberto Del Bimbo, professore ordinario
Due domande ai candidati rettore: resoconto dell’incontro con il Prof. Guido Chelazzi, Prorettore alla ricerca scientifica
Due domande ai candidati rettore: resoconto dell’incontro con il Prof. Sandro Rogari, Prorettore alla didattica
martedì 26 maggio 2009
Due domande ai candidati rettore: risposta del Prof. Alberto Tesi
Come ho già avuto occasione di dire il problema del precariato della docenza, che negli ultimi anni ha assunto proporzioni enormi specialmente in alcune aree, trae la sua origine dalla riforma degli ordinamenti degli studi universitari secondo il DM/509 che ha portato ad un'offerta formativa fortemente sovra-dimensionata rispetto alla disponibilità di docenza strutturata dell'Ateneo. Fino ad allora, l'utilizzo di professori a contratto, ad eccezione di alcuni casi speciali, era stato limitato ad attività di tipo integrativo a sostegno di insegnamenti curriculari, svolta spesso anche da studiosi illustri provenienti da altri paesi.
Sono convinto che, differentemente dal passato, l'offerta formativa dell'Ateneo debba essere progettata in modo commisurato alla disponibilità di docenza strutturata. Fra l'altro questa va valutata con riferimento ad un orizzonte temporale almeno triennale, tenendo conto dei vigenti requisiti ministeriali di qualità e richiedendo un carico didattico congruo al personale docente strutturato che tenga conto dei diversi ruoli. Questo porterà una ulteriore riduzione dell'offerta formativa attuale e un utilizzo della docenza esterna, anche attraverso contratti di tipo pluriennale per assicurare stabilità dei percorsi formativi, limitato a specifiche situazioni e tipologie di docenza (copertura in insegnamenti curriculari vacanti, attività didattica integrativa, obbligo di docenza esterna in alcuni settori, ...).
A tali docenti, che devono comunque avere un'alta qualificazione dal punto di vista universitario, dovranno essere garantiti, per la durata del contratto, servizi analoghi a quelli dei docenti strutturati, compresa la disponibilità di un posto ufficio per poter espletare al meglio l'attività di ricevimento studenti. Ritengo che tali contratti devono essere retribuiti, tenendo conto delle diverse tipologie di docenza e compatibilmente con la disponibilità di risorse. Per quanto riguarda la rappresentanza, lo statuto attuale prevede la partecipazione dei titolari di contratto di insegnamento alle sedute dei consigli di corso di laurea. Penso tuttavia che il problema della rappresentanza vada rivisto in un quadro complessivo che tenga conto anche dei precari della ricerca. Infine, in merito al reclutamento occorre sviluppare una analisi accurata della situazione complessiva del precariato in Ateneo, i cui risultati dovranno essere tenuti in conto al fine di arrivare ad una seria programmazione delle risorse di personale docente su un lungo periodo, che permetta di metter a punto qualche meccanismo di raccordo e di riequilibrio fra le diverse aree.
Codiali saluti,
Alberto Tesi
mercoledì 20 maggio 2009
Due domande ai candidati rettore: risposta del Prof. Paolo Caretti
martedì 19 maggio 2009
Elezione del Rettore dell’Università degli Studi di Firenze: due domande ai candidati
La pubblicazione sulla pagina web dei docenti precari Unifi del comunicato stampa del 14 maggio u.s., in cui si evidenziava la scarsa conoscenza della condizione lavorativa dei docenti-ricercatori precari e la mancanza nei programmi dei singoli candidati di proposte precise in merito, ha suscitato notevole interesse presso il personale a contratto, gli studenti ed il personale strutturato che giornalmente lavora al fianco dei colleghi precari.
Da più parti il Coordinamento Docenti Precari Unifi è stato sollecitato a fornire maggiori e dettagliate indicazioni sulle posizioni dei diversi candidati a rettore.
Consapevoli della difficoltà a sintetizzare in poche righe i contenuti espressi nel corso degli incontri avvenuti nelle ultime settimane e onde evitare di attribuire ai candidati considerazioni inesatte o incomplete, rivolgiamo nuovamente, sotto forma di lettera aperta, due puntuali interrogativi a chi si è candidato a “rappresentare l’Università e svolgere funzioni generali di governo, di impulso, di indirizzo e di coordinamento” (art. 12 dello Statuto dell’Università degli Studi di Firenze http://www.unifi.it/CMpro-v-p-5068.html).
In qualità di futuro rettore dell’Ateneo fiorentino:
1. Quali sono le sue considerazioni in merito a quanto segue:
- i docenti a contratto assumono le stesse mansioni didattiche di un professore strutturato (Regolamento concernente la disciplina dei professori a contratto http://www.unifi.it/bu/11_2004/dr_896_04.html), pur non partecipando alla vita democratica dell’istituzione, neanche in forma di rappresentanza, e non usufruendo dei servizi di Ateneo garantiti al personale docente strutturato, al personale tecnico-amministrativo, ai collaboratori ed esperti linguistici e agli studenti;
- il personale docente dell’ateneo fiorentino è composto da 2.271 docenti-ricercatori strutturati e da 1.544 docenti a contratto, ovvero il 40% della docenza si fonda sul precariato (fonte MIUR statistica 2007);
- a partire dal prossimo anno accademico i corsi universitari affidati a docenti esterni saranno esclusivamente a titolo gratuito, nel disprezzo manifesto dell’articolo 36 della costituzione della Repubblica Italiana (http://www.senato.it/istituzione/29375/131289/131314/131316/articolo.htm). Una tale situazione segnerà il definitivo allontanamento di coloro che dopo anni di precariato nella ricerca e nella docenza subiscono oggi l’ulteriore umiliazione di dover sottoscrivere un contratto gratuito. L’interruzione della continuità didattica e la promozione degli affidamenti in un’ottica di scambio di favori tra università e professionisti (a nostro giudizio eticamente scorretto) andrà a totale svantaggio della qualità della didattica e dell’indipendenza della ricerca;
- ad oggi, la soluzione proposta dall’Ateneo per la problematica della docenza precaria, consiste nella cancellazione di alcuni corsi e nella riduzione del numero di ore di insegnamento di altri corsi, con un taglio del 20% a fronte del mantenimento dei crediti formativi attribuiti al curriculum dello studente!
2. Nel caso di una sua elezione a rettore dell’Ateneo di Firenze, ai fini di una tutela della qualità della didattica, quale impegno si sente di assumere pubblicamente relativamente a:
- riconoscimento di giuste retribuzioni e contratti di docenza, di durata almeno triennale, che consentano la continuità didattica e il recupero dei tempi di preparazione e aggiornamento necessari per l’organizzazione di un corso universitario, a fronte dell’impegno e della professionalità delle prestazioni svolte a servizio di Ateneo da parte dei docenti-ricercatori precari;
- adozione di un serio piano di reclutamento del personale docente con una maggiore attenzione nella valutazione del percorso precario e proposte relative alle necessarie modifiche concernenti la disciplina della docenza a contratto (diritti oltre che doveri!) dei vari regolamenti di Ateneo (didattica, personale docente, gestione e sviluppo risorse umane, ecc.) e di Facoltà, volte a garantire il rispetto delle finalità e dei diritti fondamentali che lo statuto di Ateneo fa propri, attraverso strumenti strutturali a medio e lungo termine;
- rappresentanza presso i diversi organi di governo (Senato Accademico, Consiglio di Amministrazione di Ateneo, Consigli e Giunte di Facoltà, Consigli e Giunte di Dipartimento, ecc.) al fine di consentire ai docenti esterni la partecipazione alla vita democratica delle istituzioni presso le quali operano;
- possibilità di accesso dei professori a contratto ai fondi di ricerca finalizzato ad impedire una separazione netta tra ricerca e docenza.
Il Coordinamento docenti precari Unifi invita i candidati a rettore a trasmettere le proprie opinioni ed iniziative in merito entro mercoledì 27 maggio p.v.
Le risposte verranno pubblicate sulla pagina web dei docenti precari Unifi.
Coordinamento docenti precari Unifi
lunedì 18 maggio 2009
UNIVERSITÀ DI FIRENZE: LE PRIORITÀ DELLA FLC-CGIL FIRENZE
Dal comunicato stampa, redatto in occasione dell'incontro con i candidati alla carica di rettore tenutosi il 18 maggio 2009, visibile integralmente alla pagina http://www.firenze.cgil.it/2009/universita.htm, riportiamo un estratto relativo alle problematiche del precariato:
Il reclutamento e il precariato sono oggi la questione principale.
• L’Ateneo deve procedere mediante una chiara e trasparente programmazione delle risorse indicando il budget destinato al reclutamento e individuando criteri condivisi per l’attribuzione di personale (docente e tecnico/amministrativo) alle diverse strutture. E’ necessario nella programmazione ristabilire un corretto equilibrio tra il personale docente e tecnico/amministrativo per garantire la funzionalità dei servizi, perseguendo l’indicatore nazionale del rapporto
Per quanto riguarda il personale docente la programmazione deve, nei prossimi anni, privilegiare il reclutamento dei ricercatori rispetto alle carriere (Firenze è l’unico tra gli Atenei medio-grandi ad avere più ordinari che ricercatori), salvo settori ritenuti in particolare difficoltà o con precise specificità.
• La presenza di personale precario ha assunto proporzioni enormi: il numero di ricercatori e docenti con contratti precari (assegni di ricerca, borse, prestazioni d’opera, docenti a contratto, ricercatori a tempo determinato) è superiore a quello dei docenti di ruolo.
• L’affidamento di docenze ad esterni, inizialmente previsto per professionalità estremamente specifiche, si è esteso a dismisura, senza che fossero chiariti i diritti, i doveri e le condizioni economiche e normative, arrivando al paradosso di prevedere docenze gratuite.