giovedì 22 gennaio 2009

SE LA DOCENZA UNIVERSITARIA NON VALE NULLA

in futuro solo contratti a titolo gratuito per i professori esterni

Nei due prossimi anni accademici l’Università di Firenze non pagherà più i docenti a contratto, lo ha stabilito il Consiglio di amministrazione di Ateneo nella seduta del 17 dicembre 2008.  I docenti a contratto, esclusi dagli organi decisionali, privi di diritti assistenziali e previdenziali (DPR 382/1980, art. 25) e senza prospettiva di continuità del lavoro, sono uno dei risultati più evidenti della “aziendalizzazione” delle università iniziata con la riforma Berlinguer, confermata dal ministro Moratti e, infine, consacrata alla “privatizzazione creativa” dal ministro Gelmini. La docenza affidata in appalto, segno della modernità dei tempi, è un fenomeno dilagante negli atenei italiani: a Firenze su 2271 professori e ricercatori, i docenti a contratto sono 1544 (fonte: MIUR). Se si considera che, in sede locale, nei prossimi anni i pensionamenti saranno nell’ordine delle centinaia di unità, è legittimo chiedersi chi sosterrà il peso della didattica e degli esami nei corsi che resteranno vacanti: forse saranno i non più giovani docenti esterni a cui l’ateneo fiorentino, come riconoscimento per l’impegno che ha consentito in questi anni il regolare funzionamento dei corsi universitari, offre un contratto di lavoro a titolo gratuito («L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro»...). Come pensa l’Ateneo fiorentino di continuare ad ammaliare i molti precari virtuosi ora che è rotto l’incantesimo tra promesse e aspettative di assunzione? 

L’Ateneo si dimostra indifferente al disagio dei professori a contratto che, organizzatisi nel Coordinamento dei Docenti Precari Unifi, chiedono da tempo un incontro col rettore Marinelli per consegnargli una lettera, sottoscritta da oltre 400 docenti-ricercatori precari e sostenuta da ordinari e associati, ricercatori e lettori di madrelingua  (http//www.firmiamo.com/petizionedocentiprecariunifi),  in cui si richiedono rappresentanza e minimi retributivi dignitosi (L. 230/2005, art. 14). Le rivendicazioni dei docenti precari travalicano gli interessi di categoria, fino a ricongiungersi con quelle degli studenti e della cittadinanza: come si può infatti assicurare un buon livello della docenza universitaria quando la metà dei docenti è escluso dalla partecipazione alla vita democratica accademica, o quando se ne ritiene superflua la retribuzione? Culturalmente che valore è attribuito ad una lezione ex-cathedra, se sul mercato non vale nulla?

 

Coordinamento Docenti Precari dell’Università di Firenze